Anoressia Nervosa

L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da eccessiva restrizione alimentare e forte paura di ingrassare.
Anoressia nervosa

Che cos’è l’Anoressia Nervosa

L’Anoressia Nervosa (AN), come gli altri Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), è una malattia caratterizzata da forti preoccupazioni su cibo, peso corporeo e forma corporea. Tali preoccupazioni si traducono in comportamenti rischiosi per la salute; in particolare i pazienti attuano un’esasperata restrizione alimentare che arriva a causare un grave deperimento organico e, più in generale, un grave scadimento nella qualità di vita.

Molti pazienti con AN non considerano il “mangiare poco” una malattia, ma la soluzione ad un problema. Per questo motivo le pazienti tendono a minimizzare il proprio problema, a volte addirittura a negarlo. È quindi molto importante che i familiari, gli amici e persone vicine ad un paziente sofferente di AN possano trovare il giusto approccio nella comunicazione con il paziente.

Esistono due tipi di Anoressia Nervosa:

  • AN restrittiva: le persone inseguono ossessivamente la magrezza attraverso progressive restrizioni alimentari ed attività fisica compulsiva; iniziano con l’eliminazione selettiva dei soli carboidrati dolci fino all’eliminazione di tutti gli alimenti, tranne la verdura scondita.
  • AN di tipo binge-eating: ovvero con abbuffate e condotte di eliminazione, un tempo definita “disturbo misto di tipo anoressico-bulimico”; le persone alternano comportamenti di tipo restrittivo ad episodi di perdita di controllo, in cui si abbuffano di molto cibo (abbuffate oggettive) o, più spesso, in cui considerano abbuffata il semplice consumo di un piccolo pasto (abbuffate soggettive). In entrambi i casi le pazienti eliminano quanto assunto tramite comportamenti di eliminazione: nella maggior parte dei casi vomito autoindotto; meno spesso abuso di lassativi, diuretici o farmaci “dimagranti”. Nell’AN di tipo binge-eating prevalgono comunque le restrizioni alimentari ed i comportamenti di eliminazione, motivo per cui il peso corporeo rimane patologicamente basso.

Stabilire una causa dell’anoressia nervosa è fuorviante; in passato, varie cause sono state messe sul banco degli imputati: dalla famiglia “anoressogenica” (padre assente, madre apprensiva ed invasiva), alla società “delle modelle magre che fanno diventare anoressiche le nostre figlie”.

I fattori di rischio che possono essere ricorrenti nell’insorgenza della AN sono diversi:

  • la componente genetica: l’Anoressia non è una malattia ereditaria, ma spesso ricorre con frequenza più alta in alcune famiglie;
  • il sesso femminile: AN e BN colpiscono nel 90% dei casi il sesso femminile;
  • il temperamento ed il carattere: l’eccesso di perfezionismo è un fattore di rischio per l’esordio di AN e BN; pensiamo ad esempio a quelle adolescenti scrupolose, studiosissime e che vivono come un fallimento un semplice 7 al posto dei soliti 9 e 10 a scuola;
  • l’inizio di uno schema dietetico rigido: è, nel 90% dei casi, il fattore scatenante iniziale di AN o BN;
  • la famiglia: spesso si trovano grandi problemi di comunicazione nelle famiglie di pazienti affette da DCA, ma è difficile stabilire se siano la causa o la conseguenza di un DCA. Tenete conto di quanto possa essere devastante l’impatto emotivo di una persona cara in famiglia che comincia a digiunare e che non vuole sentire ragioni quando la si invita a riprendere a mangiare qualcosa;
  • le prese in giro dei familiari e dei coetanei: se si viene presi in giro per il fisico o per il modo di mangiare, il rischio di ammalarsi di un DCA aumenta;
  • il contesto sociale: il contesto sociale odierno e diviso in due, da un lato, vengono proposti modelli di magrezza “vincenti” ed irraggiungibili e, dall’altro lato, vengono costantemente proposti cibi industriali raffinati e ad altissima densità energetica. Messaggi così contraddittori sono sicuramente un fattore di rischio per l’insorgenza di AN e BN, anche se da soli non sono sufficienti.

Curare l’Anoressia Nervosa

Per iniziare al meglio un valido percorso terapeutico, risulta fondamentale considerare i DCA come malattie di tipo multifattoriale, quindi con più fattori di rischio che concorrono all’esordio della malattia.

Trattandosi di una malattia multifattoriale, non vi è un solo medico specialista e una sola terapia adatta per curar l’Anoressia Nervosa, così come avviene per tutti i disturbi del comportamento alimentare; è necessario che il paziente si affidi a un centro specialistico multidisciplinare dove collaborano insieme medici specialisti, psichiatri, psicoterapeuti, dietologi, biologi nutrizionisti e dietisti.

Farmaci

Attualmente non esistono farmaci specifici per la cura dell’Anoressia Nervosa. Le linee guida internazionali per la cura dell’AN riconoscono l’utilità delle terapie psicofarmacologiche nella cura di eventuali sintomi concomitanti, ad es. sintomi ossessivi, depressivi o ansiosi. Sono terapie complesse, che devono essere sempre prescritte da uno specialista psichiatra esperto in DCA.

Integratori alimentari

Quando i danni dei lunghi digiuni e/o dei comportamenti di eliminazione come il vomito, portano a carenze effettive, può essere utile ricorrere a integratori mirati prescritti dal medico: ad es. vitamina D, vitamina B12, potassio, magnesio, fosforo, ecc.

Dieta

Il ragionamento, apparentemente di assoluto buon senso, che moltissimi pazienti e familiari affetti da AN fanno è: “se sono preoccupato per il cibo e non so bene cosa mangiare, la cosa migliore è andare da un dietologo”.

D’altra parte, uno schema dietetico rigido, che ponga l’accento su dosi, grammature o divieti, rischia non solo di essere inefficace, ma spesso di peggiorare i sintomi del paziente.

Per questo motivo è necessario che l’eventuale prescrizione alimentare sia flessibile, personalizzata e sempre e comunque associata al trattamento medico e psicologico.

Consigli pratici

Nell’Anoressia Nervosa la preoccupazione per il peso è dominante nel pensiero della persona malata, che si pesa tutti i giorni e anche più volte al giorno, prima e dopo aver mangiato anche se il pasto è stato scarso e perfino quando digiuna.

Ci si trova così ad avere in famiglia una persona deperita e oggettivamente magra, sofferente e con una scarsa qualità di vita; generalmente si tratta di una ragazzina molto vivace, studiosa e che riporta successo sia a scuola che nello sport. E spesso qualche anno prima è stata criticata da genitori e coetanei per il suo aspetto fisico, così ha cominciato a digiunare.

Si deve

La persona con DCA soffre per un grave disagio psicologico di inadeguatezza e scarsa autostima quasi sempre cercando, fino a che non si vedono, di nascondere le proprie sofferenze.

Per l’anoressia nervosa, come per tutti i DCA, è fondamentale che famigliari, amici e insegnanti spostino l’accento dal giudizio sul comportamento, alla comprensione della sofferenza nascosta dell’altro.

È necessario tenere bene in mente che, anche dopo anni di sofferenza, è possibile iniziare una cura che possa, se non guarire, certamente attenuare in maniera significativa i sintomi della malattia.

Si può – Cosa fare sempre

Per i genitori:

  • Devono parlarsi tra di loro e stabilire una linea comune da tenere con il figlio: un messaggio di cambiamento, per quanto forte e tecnicamente corretto, viene recepito poco se trasmesso da un solo genitore. Quindi “non affliggiamoci a trovare colpevoli ed, insieme, aiutiamo nostra figlia a stare meglio”.
  • Anche nel caso di genitori separati, la comunicazione circa la salute della figlia deve essere fluida e completa, senza segreti reciproci.
  • Devono ricordare che il rifiuto del cibo è rarissimamente in relazione a motivi fisiologici (“sarà la crescita” o, peggio, “saranno capricci”) o motivi organici (“sarà la tiroide”), mentre è spesso in relazione ad un disagio psicologico profondo.
  • Non devono mai dimenticare che i cambiamenti indotti dall’AN sono lievi, quasi impercettibili, ma progressivi e persistenti, come la classica “gocciolina che continua a cadere e spacca la roccia”. Quindi mai pensare “non facciamo niente, oggi è andata così ma domani passerà”: i sintomi di AN, se non curati, rarissimamente passano da soli.
  • Se la ragazza mostra delle preferenze per particolari cibi si può accontentarla e coinvolgerla nella preparazione in cucina e negli acquisti, ma solo quando l’ossessione per il cibo è sotto controllo. Quando l’ossessione è forte e fuori controllo, molto meglio delegare interamente ai familiari l’acquisto e la preparazione dei cibi, informando con chiarezza la paziente che “quanto i tuoi genitori ti preparano sarà la fedele preparazione, misurata al grammo, delle prescrizioni nutrizionali di un professionista”.
  • Nel parlare con la figlia, i genitori devono concentrarsi sul mettere in evidenza le alterazioni della qualità di vita (“non vedi più i tuoi amici?”, piuttosto che “mi sembra che la tua vita sia meno felice di prima”) ed evitare giudizi sulla persona (tipo “guarda come ti sei ridotta”).

Per gli insegnanti:

  • Possono tenere l’occhio vigile su ragazze potenzialmente a rischio (ad esempio, tenendo a mente un visibile e progressivo deperimento, piuttosto che repentini cambiamenti di umore o di comportamento) e, nel caso, cercare un momento, in un contesto tranquillo e privato (certo non al termine dell’ora di scuola), per parlare a quattr’occhi con la ragazza.
  • Gli insegnanti di materie collegate all’alimentazione (ad es. biologia, scienze naturali, scienze motorie), possono organizzare lezioni sulla nutrizione (spesso la persona con DCA manifesta particolare interesse), mettendo sempre in evidenza la necessità di un’alimentazione varia ed equilibrata.
  • In quanto esperti di adolescenti, possono supportare la famiglia quando si tratterà di consigliare un invio presso un centro specializzato nella cura dei DCA.

Non si può – Cosa non fare mai

Per i genitori:

  • La prima regola è “nessun giudizio, nessun commento”: esprimere giudizi del tipo “non ti si può guardare da quanto sei magra”, “presto morirai” piuttosto che “sei tu che non ti impegni” non serve a nulla e, spesso, ottiene l’effetto uguale e contrario.
  • Il mantra deve essere che “i DCA sono disturbi complessi, e non c’è mai un’unica causa”; quindi mai colpevolizzare un fattore esterno (es. “è stata l’amica che si è messa a dieta che l’ha influenzata”) o, peggio, un fattore familiare (es. “è la mamma che la stressa troppo”, piuttosto che “è il papà che non ci parla mai”).
  • A tavola non si discute e non si litiga. Il pasto deve essere proposto sempre e comunque sotto forma di un pasto completo, come da prescrizione del nutrizionista. Se il pasto venisse comunque rifiutato (tutto o in parte), se ne parlerà più tardi, in un colloquio a 6 occhi (figlia e 2 genitori).
  • Non devono mai demandare agli altri figli ruoli di tipo genitoriale: le regole le decidono i grandi ed i fratelli devono essere aiutati a sviluppare fratellanza e complicità, sempre nel rispetto delle regole decise dai grandi.
  • Non devono mai essere complici della malattia rimandando il problema, “tanto passerà con la crescita”. Anche solo nel dubbio, devono accompagnare, insieme, la figlia per una valutazione preliminare presso un centro specializzato in DCA.

Per gli amici o i compagni di scuola:

  • Mai facilitare relazioni di tipo esclusivo (del tipo “di me ti fidi, parla solo con me”), che possono peggiorare la situazione di isolamento sociale della ragazza.
  • Così come i familiari, mai commentare o discutere cosa o come si mangia quando si sta a tavola o quando si consuma insieme la merenda a scuola.
  • Mai giudicare l’aspetto o la forma corporea.
  • Mai sostituirsi o, peggio, essere in antagonismo alla famiglia nel ruolo di sostegno.
  • Mai dare consigli sul peso, sull’attività fisica o sull’aspetto di una persona: ormai, con l’avvento di Internet e dei social network, tutti gli adolescenti si sentono esperti in nutrizione ed il rischio di far peggiorare un DCA in fase iniziale è alto.
  • Mai essere complici dei sintomi di DCA (ad es. “so che vomiti tutti i giorni ma non lo dico a nessuno”): “se voglio bene alla mia amica e so che di vomito si può morire, aiuterò la mia amica a chiedere aiuto a qualcuno”.
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